Balli "sul tamburo" e nuovo folk revival meridionale

P. Gorgoni e G. Rollin, Tammurriata: canto di popolo, Ed. Campania Felix
P. Gorgoni e G. Rollin, Tammurriata: canto di popolo, Ed. Campania Felix

Il movimento del nuovo folk revival del Sud Italia (iniziato negli anni '90 del '900) valorizza la partecipazione diretta alle “tradizioni popolari italiane”, pratiche culturali arcaiche appartenenti alla cultura contadina, o al milieu popolare pre-industriale che ancora si mantiene in parti della Napoli attuale.

Secondo alcuni osservatori, le ragioni culturali e sociali che hanno portato improvvisamente alcuni cittadini urbani ad interessarsi al “mondo popolare”, un mondo marginale che ancora perdura ai margini della modernità, sono probabilmente legate al fatto che i “revivalisti” urbani cercano di negoziare una posizione culturale (e politica) autonoma all’interno della modernità attraverso la partecipazione a forme culturali come la danza, la musica e le feste provenienti da questo mondo. Dentro il “revivalismo”, questo “mondo popolare” diventa anche uno spazio utopico immaginato esterno alla modernità, i cui valori culturali vengono considerati più “autentici”, meno “omogeneizzati culturalmente”, rispetto a quelli della società dei consumi in cui vivono i revivalisti urbani.

 

In questa classica risposta revivalista alla modernità, il folk revival italiano somiglia a tutta una serie di altri movimenti revivalisti e nostalgici, tanto della nostra epoca come del passato. Un elemento comune di molti di questi movimenti è l’idea di un’utopia romantica, “altra” rispetto al mondo quotidiano, e che incarna un’idea della semplicità e dell’autenticità primitiva. Queste utopie romantiche sembrano destinate a sorgere e tramontare in risposta al cambio di bisogni e di circostanze storiche.

“Le tradizioni popolari” che sono al centro del folk revival meridionale contemporaneo comprendono forme di danza tradizionale come la tarantella calabrese, la tamurriata campana e la pizzica salentina, e sono associate con strumenti musicali come il tamburello e l’organetto. Il revival si concentra anche su altre pratiche tradizionali: artigianato, canti religiosi o di lavoro, fiabe e tradizioni orali, pratiche religiose come pellegrinaggi o feste della Madonna o dei Santi, e anche sagre agrarie o Carnevali.

Il revivalismo contemporaneo è focalizzato soprattutto intorno alle tradizioni regionali della Calabria rurale, della Puglia meridionale e della Campania. Emerse negli anni ’90, a partire da una curiosa convergenza tra, da un lato hippies urbani e studenti di sinistra, e dall’altro “portatori della tradizione”: anziani locali provenienti da un contesto contadino, esponenti di queste tradizioni popolari “riscoperte”, come per esempio Zio Fedele, il massimo esponente della tradizione della tamurriata campana.

La pratica del revival, da parte degli abitanti delle città, generalmente consiste nell’imparare a ballare la tarantella, la tamurriata o la pizzica, e/o a suonare gli strumenti musicali associati ad esse; visitare remote località rurali nel Sud Italia per partecipare a feste popolari, o documentare tradizioni popolari in rapida scomparsa, attraverso video, fotografie o registrazione sonora.

(Da: Stephen Bennetts, “Berlusconi non è ancora arrivato qua”: il Folk revival contemporaneo suditaliano come risposta alla modernità, in http://www.intrecciata.it/_getFile.php?idFile=7)