Il territorio

Fonte: http://www.angelodimauro.it/
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"Vi ho condotto per mano 

nella cupa delle parole

e non ho saputo dirvi 

dove ci portavano.

In compenso 

ho riposto le vostre infanzie 

ed i ricordi tutti 

in un fazzoletto

al caldo sotto la camicia 

come l’abitino che ci mettevano sul petto

le madri premurose,

un sacchetto di benedizioni argentate,

che oggi reca calore a me 

e lunga via a voi.

Ho tessuto nidi 

coi racconti delle nonne

per ritrovare la voce che cullava

ombrose storie di janare e monacelli

accesi in casa ed anche sui cavalli.

Che lezione quella degli avi

che piantavano alberi in vecchiaia

pur sapendo di non poterne mangiare!

Contadini che fecondavano la terra

con sudori e con madonne, 

e infine, quando la vita finiva,

non certo la fatica,

riposavano il capo 

sui cuscini ricamati

al sole invernale 

sugli usci del Casamale. 

Mi avete visto amare 

come in una favola,

sempre perso 

dietro quell’aquilone impossibile, 

scortato dal vento della vita 

all’illusione delle Esperidi...

E il bello è che m’avete creduto,

perché non c’è cosa migliore

che sognare tutti insieme,

sognare gioie e dolori

e poi trattenere la mano

di chi si perde per la via.

Infine la ferita di accompagnare 

dei defunti le parole amate 

(o erano amare?)

accese sulla via del cimitero, 

dove non hanno voluto entrare,

parole scivolate lungo il lagno 

sulla rena affollata anche dai silenzi.

Ed ora sono ancora lì 

che attendono di entrare nel buio

appena si spengono gli ultimi lumini".

(Angelo Di Mauro, La cupa delle parole, 25 ottobre 2007, in: http://www.angelodimauro.it/PAGES/home.htm)